Ogni domenica Sofia andava a pranzo dalla nonna che stava in un piccolo paese, distante circa dieci chilometri da casa sua.

A Sofia piaceva molto andare a pranzo dalla nonna, perché poi poteva giocare nel giardino e quando era brutto tempo restava in casa e, invece di guardare i cartoni, preferiva andare in soffitta.

C’erano un sacco di cose interessanti in quel sottotetto, vecchi abiti, scarpe per ogni stagione e stivali di gomma per la pioggia, tutti infilati in perfetto ordine in un grande scaffale, addossato al muro sulla sinistra dell’entrata, qualche mobile che era stato sostituito, attrezzi del nonno, due vecchissime biciclette un po’ arrugginite, un cavallo a dondolo, un vecchio passeggino e una libreria piuttosto malandata, stipata di libri e riviste e una pila di scatole piene di oggetti impensati.

Quella domenica di novembre pioveva a dirotto, dopo pranzo i grandi intorno al tavolo chiacchieravano e sorseggiavano il caffè, Sofia, che non sapeva cosa fare, chiese al babbo e alla mamma di potersi alzare da tavola e, rivolta alla nonna, disse “ Nonna, posso salire in soffitta? ” “Certo, ma stai attenta a non farti male e, mi raccomando, non mettere in disordine!”.

Sofia salì, accese una lampadina che mandava una luce assai fioca, e non sapeva dove girarsi: rovistare tra gli abiti incellofanati dei nonni? guardare nelle scatole? o sfogliare un bel libro? Mmh… sì, sfogliare un libro le sembrò la cosa migliore, si avvicinò alla libreria e prese un volume a caso, lo aprì e ne scivolò a terra un foglio. Sofia incuriosita lo prese, si accorse che era tutto scritto in bella grafìa, c’erano parole e numeri, ma lei non sapeva ancora leggere molto bene, così volle portarlo alla nonna perché glielo leggesse.

Quando la nonna lo vide, fece una grande esclamazione e disse “Ecco dov’era finita la ricetta della cicerchiata, chissà quanto l’ho cercata!” Sofia però era curiosa di sapere cos’era e la nonna le raccontò questa ricetta.

“Questo dolce marchigiano, non può mancare sulle tavole a Carnevale,

si ammucchiano tante palline, fritte o cotte al forno, amalgamate con miele bollente,

insieme a mandorle tritate o abbrustolite, pinoli o noccioline,

ha una forma a filoncino, a cupola o a ciambella, e ha un bellissimo colore dorato.

Si lascia raffreddare e poi si taglia a fette”.

“Perché si chiama cicerchiata ? Che strano nome!”- esclamò Sofia.

“Ah, si, questo te lo devo proprio dire: le palline somigliano ad un legume che i contadini nella nostra regione, le Marche, coltivano ancora e questo legume si chiama CICERCHIA!”

Sofia a quel punto chiese alla nonna che le facesse assaggiare quel dolce così curioso e la nonna le promise di farglielo trovare per la domenica successiva.