Genova, tra il XVI e il XVII secolo è riuscita a mantenere una sua importanza.

Ma come? Non era una famosa repubblica marinara nel Medioevo? E che importanza è riuscita a mantenere ora che il Mar Mediterraneo è in mano ai Turchi e le rotte dell'Atlantico sono in mano a Olanda e Inghilterra?

Se noi camminiamo per la città, osservandola e interrogandola, possiamo imparare molte cose.

Conosciamo tutti il centro storico di Genova ed è molto particolare, le prime volte ci si perde: è pieno di caruggi che alternano rettilinei a vie sinuose (cioè curve) e la città romana lascia il posto alla città medievale, tortuosa e difficile come i pensieri che caratterizzavano il periodo (pensate a Dante e all'Inferno).

I Genovesi non si perdono perché sanno che andando a Sud si arriva al mare, in una zona che molti di voi conoscono bene: Caricamento e il Porto Antico.

Conoscete tutti il centro storico, ma lo avete mai guardato? Perché per leggere Genova e la sua storia, occorre alzare gli occhi e osservare i palazzi.

Leggiamo questo brano tratto dal romanzo breve "La Cuoca" di Aalida Maria Olivetta:

Il centro storico, sviluppatosi verticalmente, per l’angusta posizione fra mari e monti, doveva essere ammirato dal basso verso l’alto. L’osservatore solo così poteva scoprire portali scolpiti in marmi o ardesia, facciate con paraste, finestre con bifore archiacute o trabeate, edicole che comparivano dal nulla. Lì, ove assente era il traffico urbano, pareva che quelle pietre parlassero. Ogni portale scolpito narrava una storia, una natività, una battaglia, ancora teste sporgenti da pietre, aggettanti come volessero comunicare al viaggiatore qualche evento dell'antica repubblica marinara, detta la Superba, e la figura di San Giorgio regna sovrana.

Nel centro antico si udivano voci, il calpestio degli zoccoli, dialetto locale, idiomi diversi che si mescolavano all'odore di negozi artigianali, di antiquari, boutique, gioiellerie, venditori di manufatti distesi su bancarelle, ristoranti etnici, condividevano gli spazi con antichi negozi. Tra questi spiccavano, per le loro caratteristiche, una bottega antica che vendeva trippa, carne ormai inesistente nella città dominata da super e ipermercati, con banco e pareti rivestite in marmi, un barbiere con arredi ottocenteschi, bar, pasticcerie di epoche Liberty o Déco.

Stupivano quegli antichi ambienti nobiliari adibiti a negozi: una grande casa d’asta, era sita al pianterreno di un palazzo storico e, in uno dei saloni, esponeva arazzi, tappeti, pregiata mobilia sotto alte volte cruciformi sostenute da colonne classiche; in altri edifici vi erano invece grandi magazzini ed empori che rispettavano le planimetrie del passato. Ecco, in tali spazi i turisti non erano attirati dagli oggetti in vendita ma dai soffitti affrescati, dalle nicchie che offrivano statue inaspettate.

Studia qui le parole scritte in neretto.

Le parole dell'arte

Girando per Genova emerge una strada diversa dalle altre : Via Garibaldi.

Federico Donaver, storico di Genova, ci racconta:

"Narra l'Accinelli che fra la Maddalena e San Francesco di Castelletto e il Fonte Moroso erano molti tuguri infami e nel 1551 i Padri del Comune li comperarono e demolitili fu «venduto il sito a più ricche famiglie che vi fabbricarono sontuosi palazzi in ampia strada detta prima Aurea e poi Strada Nuova".

La zona dunque era estremamente degradata: fu comprata, demolita e poi ricostruita dalla nobiltà: Spinola, Grimaldi, Lomellini, Pallavicini, Brignole Sale e Lercari i terreni furono acquistati nel 1551 e lastricati nel 1591.

Ecco, Strada Nuova era quella che ora si chiama Via Garibaldi, a quei tempi però Garibaldi non era ancora nato.

Questa via è molto importante e fortemente simbolica: i Genovesi chiudono con il passato.

Genova ha il porto ma non può più essere una repubblica marinara: il Mediterraneo è rimasto un ottima via di comunicazione con l’oriente ma...per i Turchi; Genova guarda l’Occidente, il l’oceano e la storia si è spostata sull’Atlantico: ma come può competere con Inghilterra e Olanda?

E poi?

Quali commerci offre questo mare?

Un mare macchiato di sangue se ci pensate bene, perché entro breve comincerà la tratta dei neri, una delle pagine più buie della storia.In un’Europa sconvolta dalle guerre di religione, stremate dalla Controriforma e vicina alla Guerra dei Trent’anni, Genova si reinventa e investe non più nel mare ma nella finanza.

E’ un miracolo che Genova, nonostante i possibili attattacchi per terra e per mare, le guerre per il predominio sull’Italia da un lato e i Turchi dall’altro, sia riuscita a restare in piedi.

E qui occorre fare un passo indietro e dire che Genova ebbe l'uomo giusto al momento giusto: il doge (governatore) Andrea Doria.

Nei primi decenni del Cinquecento, la città ebbe modo di sperimentare due modelli di dominio: da un lato la monarchia francese, dall’altro l’imperatore Carlo V.

Mentre Luigi XIII controllava con fortissime ingerenze l’operato del ceto dirigente genovese, Carlo V concedeva una certa autonomia in cambio della stabilità politica.

Andrea Doria non era nato doge, capeggiava una flotta di galere, era un uomo di azione.

Dopo il sacco di Roma del 1528, passò al servizio di Francesco I ma quando si accorse che la Francia privilegiava Savona e non Genova, Andrea Doria espresse il suo dissenso con le parole e coi fatti.

Nel 1528 terminava il contratto che lo aveva legato ai Valois e ottenne il favore di Carlo V: il 12 settembre 1528 Genova era libera dal dominio francese e ritrovava il suo ruolo europeo, era divenuta la città dei banchieri.

E ora mettiti alla prova!

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