Il "mestiere" di genitore non è facile: riceviamo i principi morali attraverso la relazione educativa nella famiglia d'origine, siamo influenzati dalla nostra formazione e dall'ambiente ma spesso entriamo in crisi di fronte a situazioni che non sappiamo affrontare a causa della scarsa esperienza educativa.

Sempre più spesso accade che i genitori cerchino aiuto presso associazioni o le fondino, soprattutto quando si trovano in difficoltà con i figli a scuola oppure in presenza di Handicap o disturbi di vario genere.

Le associazioni spesso si occupano anche di informare e formare i genitori, alcune propongono corsi a tema, altre promuovono scuole per genitori (ad esempio “La scuola per genitori”della Confartigianato, i corsi dell’AGE – Associazione Italiana Genitori). Oltre all'associazionismo anche Istituti scolastici e Enti comunali o provinciali propongono corsi rivolti ai genitori.

La mia esperienza personale.

Come genitore di due ragazzi, ormai maggiorenni, mi sono sempre posta il problema della relazione educativa. La famiglia, ma soprattutto i figli, per me rappresentano il senso della vita. Non mi sono accontentata di vivere la relazione famigliare alla giornata, per me non era abbastanza essere diventata genitore: dovevo anche imparare a fare il genitore.

Ho frequentato dei corsi per genitori, delle serate a tema, il corso Genitori Efficaci Metodo Gordon, ho letto libri sullo sviluppo dei bambini. Confesso, però, che i corsi dov’è presentato un Metodo (con la M maiuscola) mi lasciano sempre un po’ perplessa. Non mi piaceva com’era impostato il corso dove tutti ripetevano come era bello “parlare la stessa lingua”. Io, con la mia attenzione verso l’individualità, volevo essere libera di parlare lingue diverse. Probabilmente questa esperienza

negativa è dipesa sia dal docente che dai partecipanti (me compresa) ed è probabile che altri corsi che utilizzano questo metodo non siano condotti allo stesso modo.

Il problema che rilevo ora, a distanza di tanti anni, è che i contenuti non ci sono stati presentati in modo accademico ma ci sono state impartite delle istruzioni per l’uso: “usare i messaggi-io” “riflettere il messaggio” con poche spiegazioni teoriche da poter verificare e analizzare. L’applicazione rigida di “ricette” senza riferimenti teorici e un minimo di riflessione non fa per me.

Ho interiorizzato alcune cose rispetto all’educazione dei figli, alcune derivano dalla mia famiglia d’origine e altre dalle esperienze: l’importanza di un dialogo sincero, di essere sempre disponibili all’ascolto, di fare da esempio autentico, del rispetto (aver cura dei soggetti nella loro particolarità) e del cercare di sostenerli senza essere troppo permissivi o troppo rigidi.

La cura e l’amore per i figli non devono essere confusi con il permissivismo o con il consumismo, anzi, si avvicinano di più al contrario: la cura deve riguardare il loro benessere e l’attenzione verso la loro persona dal punto di vista emotivo, fisico ma anche verso gli aspetti formativi.

Lo sviluppo del pensiero critico e dell’identità individuale in famiglia può essere trasmessa, ad esempio, anche attraverso la scelta dell’abbigliamento e dei giocattoli. La proposta costante di giochi commerciali può ostacolare lo sviluppo della creatività, così come i vestiti “di moda” possono facilitare il conformismo. Le scelte devono essere condivise ed effettuate senza rigidità: per un bambino o un ragazzo è importante anche riuscire a ottenere il gadget alla moda, ogni tanto, non senza riflessione critica. L’atteggiamento della famiglia verso la scuola è altrettanto importante per lo sviluppo formativo dei ragazzi: una considerazione positiva e fiduciosa e la condivisione con gli insegnanti del progetto formativo, almeno nei principi generali, porta anche i ragazzi a considerare l’apprendimento come un’opportunità.

Quando i figli iniziano a frequentare la scuola i genitori si confrontano con la comunità ed hanno più occasioni di scambiarsi consigli e di condividere esperienze con le altre famiglie. Inoltre la scuola può dare delle opportunità ai genitori che, a loro volta, possono portare il proprio contributo.

Non mi avvicino al “Genitore quasi perfetto” di Bettelheim, ma potrei diventare una nonna “quasi perfetta”: l’esperienza dei genitori si costruisce giorno dopo giorno, purtroppo anche commettendo errori, e con ogni figlio dobbiamo ricominciare da capo perchè ogni figlio è diverso. Forse da vecchi avremo acquisto abbastanza esperienza.

Oltre ad aver frequentato alcuni corsi per genitori, ho partecipato alla fondazione di un paio di associazioni ed ho collaborato alla realizzazione della scuola integrata con il territorio e di corsi per genitori alle prese con i problemi di dislessia dei figli.

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CAMBI, Franco. Promemoria per un “genitore riflessivo”: dieci principi. Rivista Italiana di Educazione Familiare, [S.l.], p. 5-11, mar. 2011. ISSN 2037-1861. Disponibile all'indirizzo: <http://www.fupress.net/index.php/rief/article/view/9387/8575>. Data di accesso: 12 feb. 2016 doi:10.13128/RIEF-9387.