Alive

I miei occhi si spostarono sui suoi… lo sguardo dolce che un tempo riservava solo a me, era diventato vuoto, freddo, non mostrava alcun sentimento.

In quell’istante feci l’unica cosa che mi ero ripromessa di non fare: avere dei dubbi, esitare. Era ancora immobile davanti a me. Un boato riempì quel corridoio e il suo corpo si accasciò a terra d’impatto. Iniziai a tremare: avevo premuto io il grilletto…

Di colpo aprii gli occhi, sapevo benissimo che non era stato solo un incubo, ma era la crudele realtà di cui facevo parte.

Mi stropicciai gli occhi e sentii il mio cuore battere all'impazzata. Feci un respiro profondo per calmarmi, poi presi un elastico per capelli e mi feci una coda alta.

«Ben sveglia Principessa!» Jace mi chiamava sempre così perché ero l’unica femmina ancora viva nel gruppo, anche se sapeva benissimo che ero tutto tranne che una principessa. Mi limitai a fargli una smorfia che lui a sua volta ricambiò. Uscii dal covo in tempo per vedere l’alba. La mattina mi svegliavo sempre presto per vederla, mi ricordava molto lei… Mi accovacciai a terra per stare più comoda; cercai di rilassarmi, ma mille pensieri passarono per la testa: dove avremmo preso altre scorte di cibo? Il prossimo luogo in cui ci saremmo “fermati”?... Ma la cosa che più mi tormentava era il mio ricordo…

Sentii la brezza accarezzarmi delicatamente i capelli, mentre i miei occhi venivano catturati dalla tenue ma intensa luce dell’alba. Dopo pochi minuti, tornai nel covo, una vecchia roulotte che avevamo trovata abbandonata in un parcheggio riparato. Appena entrata trovai anche Mason e Lucas già svegli.

«Allora qual è il piano di oggi? Dove andiamo a fare “colazione”?» domandò Mason. I nostri sguardi ricaddero su Lucas che aveva sempre un piano pronto per noi. «Andiamo avanti con il nostro percorso per arrivare al rifugio» fece una breve pausa e prese una cartina. Trascinò le sue dita sulla sua superficie tracciando un percorso e disse: «oggi lasceremo questa città, dopo aver cercato qualche provvista giù in centro ci incammineremo verso Sud- Ovest attraverso il bosco, là dovremmo essere più riparati».

Mentre io ero impegnata a riassemblare nella mia mente le operazioni da fare, Mason aprì la bocca e disse «ce la faremo ad arrivare al fiume entro il tramonto?» Lucas lo guardò determinato «Solo se partiamo ora». Preparammo gli zaini e ci incamminammo.

Se ci fossero altre persone ci definirebbero “Nomadi”, perché ci spostiamo di continuo. È da quando ho 16 anni che sono una nomade, non ho più una casa e non so se la riavrò mai.

Dopo lo scoppiò dell’apocalisse tra le persone che conoscevo solamente mia sorella Ayla era sopravvissuta. Iniziammo a spostarci da un posto all'altro per sopravvivere, mangiavamo quello che riuscivamo a trovare ed abbiamo dovuto imparare a difenderci da sole. Inizialmente evitavamo gli altri gruppi di persone, era difficile fidarsi.

Qualche mese dopo incontrammo Mason, Jace e Lucas e da allora siamo sempre stati insieme. Tutti tranne Ayla; lei non è più con noi.Il nostro gruppo segue delle regole ben precise:

-Vivere con il necessario;

-Non vagare di notte;

-Stare sempre in gruppo;

-È più sicuro incamminarsi all’alba che nel pieno della mattina; -Trovare il rifugio. La regola più fondamentale di tutte.

Da piccola guardavo molti film sulle apocalissi zombie, ma mai avrei creduto di finirci dentro.

«Ehi, oggi hai avuto qualche incubo Principessa?» Jace si avvicinò a me bisbigliando per non farsi sentire dagli altri. Abbassai lo sguardo e lo rialzai per vedere a che distanza erano Lucas e Mason, cioè abbastanza per poter parlare.

«Sì…» continuai a guardare dritto davanti a me. Poi lui si avvicinò ancora di più, tanto che sentii il suo respiro sul collo. «E… che cosa hai “sognato”?». Mi morsi il labbro inferiore e rallentai leggermente il passo. «Era il ricordo» buttai fuori. Lui sospirò, quasi come se avesse capito di avermi fatto la domanda sbagliata, ma non era così, mi faceva piacere che qualcuno se ne interessasse. Stava per aggiungere altro, ma la voce di Lucas lo precedette dicendo «Eccoci qua, siamo arrivati». Davanti a noi c’era un edificio imponente: quello che un tempo era un grande centro commerciale. Di sicuro lì avremmo trovato qualcosa di utile, prima però spettava la parte più difficile: controllare che in giro non ci fossero zombie.

Per procedere con la perlustrazione, come ogni volta, ci dividemmo in due gruppi.

«Allora…» parlò per primo Lucas «Io vado con Mason, prendiamo la parte a sud-ovest, tu Zoe vai con Jace sull’altro lato, ci troviamo qui fra 30 minuti». Feci cenno con la testa ed iniziammo a muoverci.

Io e Jace ci dirigemmo verso il lato nord dell’edificio. Attraversammo un viale lucido e illuminato solo dalla luce del sole. Sembrava non ci fossero zombie, quindi proseguimmo. Jace era davanti a me, attento ad ogni cosa, camminava piano per non fare troppo rumore: gli zombie vengono attratti esclusivamente da questo, dal rumore.

Intravidi un negozio di alimenti. «Guarda» lo tirai per la maglietta blu, bisbigliando. Indicai il negozio e lui alzò un angolo della bocca.

Anche lì sembrava completamente vuoto; il negozio era messo abbastanza bene, qualche scaffale rovesciato ma niente di che. Iniziammo a riempire gli zaini per lo più con acqua e cibi in scatola. Sul bancone erano in mostra alcuni articoli di bigiotteria. Mi avvicinai per osservare meglio, appena lo feci notai del sangue sparso; allungando lo sguardo oltre il bancone vidi un corpo inerme che giaceva accasciato a terra. Rabbrividii nel vederlo, dopo tutti quegli anni non mi ero ancora abituata alla vista dei cadaveri, e penso che non lo farò mai. «Andiamo, abbiamo preso già abbastanza roba» dissi a Jace cercando di mantenere la calma. Sospirai per calmarmi. « Jace?». Lo chiamai nuovamente ma non mi sentì. Mi girai e vidi che si stava dirigendo verso una porta sul fondo della stanza. Lo sentii dire «forse lì troveremo qualcosa di interessante!» Maledetta curiosità pensai lo vidi avvicinarsi alla porta, una strana sensazione mi assalì ma non feci in tempo a farlo presente a Jace.. La porta si aprì con un cigolio sinistro e uno zombie piombò fuori dall’oscurità. Jace lo schivò per un pelo, si girò verso di me ed iniziammo a correre verso l’uscita.

Lo zombie non ci mollò, ci segui in preda all’euforia di chi assapora l’odore del cibo dopo giorni di digiuno. Fortunatamente riuscimmo a sbattere la porta in maniera da rallentarlo nella sua rincorsa folle. Usciti dal negozio ci precipitammo verso delle scale che scendevano al piano seminterrato per nasconderci. Nel mentre io e Jace ci tenevamo per la mano, come se questo ci aiutasse a correre più veloce. Finite le scale controllammo che non ci fossero stati altri ospiti indesiderati. Si faceva fatica a vedere visto che l’unica luce era quella di una fessura sulla parete, i nostri occhi dovevano abituarsi all’oscurità. Cercai disperatamente una porta. Poi mi fermai nel sentire un rumore agghiacciante: qualcosa iniziò a scendere di corsa le scale emettendo biascichii con la bocca. Io e Jace ci nascondemmo dietro una pila di cartoni vuoti, entrambi un po’ presi dall'ansia per la sorpresa, ma in fin dei conti non era il primo zombie che affrontavamo. Vidi una via d’uscita nel lato opposto del piano ma non sarebbe stato facile raggiungerla con quel coso in giro. Mentre Jace sorvegliava gli spostamenti dello zombie, io facevo mente locale su cosa fare:

Opzione numero 1- attirarlo con un rumore dalla parte opposta alla porta per poi fuggire, ma se poi il nostro trucchetto non fosse riuscito ci sarebbe piombato alle spalle.. è troppo veloce. Meglio non rischiare.

Opzione numero 2- attirarlo verso di noi e ucciderlo.

Guardai nella direzione di Jace, lui era già voltato verso di me. Portai i miei occhi ai suoi: entrambi avevamo già capito che se volevamo uscirne vivi con più probabilità, dovevamo ucciderlo.

Era abbastanza distante… deglutii e serrai i pugni. Mi voltai nuovamente verso il mio compagno, mi accorsi che stava estraendo una pistola.

« Che fai!? » cercai di mantenere il tono più basso possibile. Mi guardò un attimo smarrito, poi ricominciai a parlare « La pistola fa troppo rumore. Se nell’edificio ce ne sono altri li attirerai tutti. » ritrasse senza obbiettare la pistola. « Hai qualcos’altro per ucciderlo allora, vero? » gli feci vedere un pugnale che tenevo in tasca. Lui annuì. Ok era ora di muoversi. Feci un respiro profondo « Ehi! » iniziai a gridare. Senza esitare lo zombie corse veloce verso di me. Jace lo colpì mentre arrivava scaraventandolo a terra, io gli fui subito sopra pronta a conficcargli il pugnale in testa… Ma riapparve di nuovo… quell’attimo di esitazione in me… non avevo più affrontato uno zombie dopo quel giorno. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. « Zoe…Zoe…» Jace mi dette una spinta per spostarmi dallo zombie e con un tubo trovato fortunatamente per terra gli frantumò la testa. « Non posso farlo… non ancora, non me la sento. » Caddi in lacrime.

Ci ritrovammo tutti e quattro fuori al punto d’incontro, come avevamo specificato. Mason e Lucas uscirono dopo di noi. « Cosa avete trovato? » chiesi non vedendo niente nelle loro mani. Tirarono fuori dagli zaini delle coperte e qualche vestito pulito. « Non sono sicuro delle taglie dei vestiti… ma possono esserci comunque utili. » disse Mason. « A occhio e croce mi sembrano giusti » gli ribatté Jace; io mi limitai ad annuire con lo sguardo perso nel vuoto. Jace disse anche delle provviste trovate, alla fine non era andata male. Nessuno dei due accennò a quello che era successo con lo zombie.

« Meglio se ci incamminiamo ora se vogliamo arrivare al fiume prima del tramonto »

« Ogni tuo desiderio è un ordine per noi signor Lucas » scherzò Mason.

Ero molto stanca, mi sarei solo voluta distendere e restare lì, da sola, sotto la luce del sole. Iniziai comunque ad incamminarmi.

Restammo zitti per tutto il resto della mattina. Era stato tutto molto tranquillo, nessun ostacolo indesiderato. Ci fermammo brevemente un paio di volte, giusto il tempo di bere un sorso d’acqua.

Arrivato mezzogiorno ci fermammo all’ombra di un albero per “pranzare”. Io continuavo ad avere lo sguardo vago e perso nel vuoto.

Fu Lukas a rompere il ghiaccio: « Mancano pochi chilometri al fiume, poi vedremo di riorganizzarci per la prossima tappa ». Prese la cartina dallo zaino e iniziò a fare i suoi calcoli tra un boccone e l’altro. Masticò e poi ricominciò a parlare. « Allora…abbiamo fatto più veloce del previsto quindi…» non fece in tempo a finire la frase, Mason cambiò direttamente il discorso « ehi Zoe.. tutto ok? »

Quella frase mi prese un po’ alla sprovvista… parlava con me? Gli sguardi di Lukas e Jace seguirono quello di Mason e anche i loro ricaddero su di me.

A quel punto gli risposi « Che intendi? » Mantenni un tono freddo e rigido, cercai di nascondere la mia ansia. « Cosa intendo? Intendo dire che è un bel po’ che non sei più la stessa Zoe… da quando siamo rimasti solo noi quattro sei sempre più chiusa in te stessa… dovresti imparare a fidarti dei tuoi compagni, come facciamo altrimenti a fidarci di te? » Immaginai che Jace avesse detto qualcosa a Mason in merito a quello che era successo quella Mattina; lo detestai per questo… ma forse avevano ragione, dovevo fidarmi di loro. « Mason…» Jace cercò di intervenire, ma senza risultati. La voce di Mason si fece più dura e ferma « Allora? »

Una parola uscì dalle mie labbra « Ayla », Mason Sembrava spiazzato da quella risposta, anch’io lo ero. Avevo davvero pronunciato il suo nome? « Ayla è fuggita » proseguì Mason

« Tua sorella voleva trovare fortuna altrove. Ci avevi detto che avevate litigato perché lei non credeva che esistesse un rifugio, pensava che non ci fosse possibilità di salvezza » « Ci sei rimasta male perché è scappata…? Beh, piccolo spoiler: Ayla, alla fine, ti odiava, odiava tutti noi. A lei non interessava stare con noi, ha preferito aggregarsi a quegli idioti di South Groove. Ci ha abbandonati nel momento del bisogno, lo capisci? »

Restai in silenzio con lo sguardo basso, i secondi passavano ed a me sembravano anni. Ripensavo a quel giorno, a quello che avevo provato ed allo scudo di bugie che avevo creato per proteggermi da una realtà che non volevo accettare. Non avrei voluto mai dover fare quello che ho fatto. Nessuno dovrebbe affrontare quelle situazioni. Feci un respiro che sembrò durare delle ore e poi decisi d’impulso che era il momento di accettare lo stato dei fatti.

« Ayla è morta » nel dirlo una lacrima mi percorse la guancia e la voce mi tremò leggermente. Ayla è morta. Queste parole esplosero nel silenzio che si era creato, echeggiarono nella mia mente e si incisero definitivamente sulla parete dei miei ricordi.

Rimasero tutti scioccati, tutti tranne Jace, lui era l’unico a saperlo. « Perché non ce l’hai detto? » disse Lucas. Mason era troppo spiazzato per continuare, non avrebbe potuto immaginare questo colpo di scena.

« Cosa avrei dovuto dirti? Ho ucciso mia sorella perché si era trasformata in uno zombie? » cercai di trattenere le lacrime «Neanche Io ci volevo credere… ho preferito dirvi una bugia, forse per non ammettere la realtà… non lo so. Sapevo che non era ormai più lei, ormai era un mostro. Ma quando mi sono vista con la pistola poggiata sulla sua fronte… ho creduto di essere io il mostro» il mio tono era disperato. Abbassai la testa, ma la rialzai subito quando sentii la voce di Mason «Ma tu avevi detto che Ayla era…» « Ha mentito Mason! » Chiarì poi Jace una volta per tutte. Mason sembrava quasi non volesse accettare la mia versione… per certi versi mi sembrava un bambino nel corpo di un uomo. « È successo quando eravamo a Rising House, non è vero? » chiese Lucas; io annuii.

Ora lo sapevano tutti… non so forse mi sentivo un po’ più… libera? Ero stata sincera. Jace mi guardava con uno sguardo di approvazione, aveva sempre sostenuto che non doveva restare un segreto. Io gli sorrisi dolcemente.

Mason riprese « Aspetta un attimo… tu lo sapevi » non era una domanda, ma un’affermazione. Mason si era rivolto a Jace, « Perché? » continuò insistente. Risposi io alla domanda: « Perché quella sera io, Jace e Ayla stavamo perlustrando la zona di Rising House”, ci stavamo avvicinando all’accampamento di quelli di South Groove. Purtroppo fummo sorpresi da alcuni zombie, persi di vista Ayla per qualche minuto. Quando la ritrovai barcollava e sbavava già come una di loro. Aveva il mascara sbavato, immagino che avesse pianto quando si era resa conto di ciò che le stava succedendo. Non ho avuto scelta, lei non avrebbe voluto restare così. »

Finimmo di mangiare e ci mettemmo nuovamente in marcia. Mentre camminavo mi accorsi che forse per la prima volta dopo tanto tempo i miei passi erano più leggeri, mi resi conto che condividendo i miei pensieri avevo finalmente lasciato andare il ricordo di Ayla, e forse adesso anche lei avrebbe riposato in pace.

Alla sera raggiungemmo il fiume, « coraggio dobbiamo organizzarci per stanotte! » disse Lucas e poi insieme a Mason iniziarono a saltare e scherzare tra loro come bambini scemi. Mentre loro ridevano io osservavo una delle poche bellezze rimaste in questo mondo: il tramonto. Mi piaceva quando il cielo terso si tingeva di rosa. Adoravo il fatto che ogni tramonto avesse sempre qualcosa di diverso. Accanto a me sentii arrivare Jace, che mi prese la mano. Ci scambiammo uno sguardo e mi sentii confortata dalla sua presenza. Alla fine questa era la mia famiglia.

Quella sera mi accorsi che era un po’ che non sentivo spensierata in quel modo.

Prima classificata sezione Prosa scuola secondaria di primo grado

Aurora Bucalossi, 2G, IC Comprensivo 1, Certaldo